sabato 23 gennaio 2021

 Recensione: La bambina che amava troppo i fiammiferi


Titolo: La bambina che amava troppo i fiammiferi
Titolo originale: La petite fille qui aimait trop les allumettes
Autore: Gaétan Soucy
Casa Editrice: Marcos Y Marcos
Prima pubblicazione: febbraio 1998
Pagine: 189
Prezzo: //
Link d'acquisto: //
Valutazione: ⭐⭐⭐⭐⭐
Trama: Escono per la prima volta nel mondo dopo la morte del padre tiranno che li teneva segregati in un castello.
Parlano una lingua fatta di brutalità e poesia purissima; custodiscono un segreto atroce.

Mio fratello e io abbiamo dovuto prendere l'universo in mano una mattina poco prima dell'alba perché papà era spirato all'improvviso.

Buongiorno miei cari lettori e bentornati sul blog!

Non c'era modo migliore d'iniziare il 2021 se non con la lettura di un libro unico nel suo genere, nella storia e nella scrittura; un cinque stelle meritato dall'inizio alla fine.
Il romanzo che ha inaugurato l'anno nuovo è stato La bambina che amava troppo i fiammiferi di Gaétan Soucy; una favola gotica con sfumature macabre ed estremamente crude, ma che mi ha affascinata fin dall'inizio per il titolo e la storia narrata al suo interno.

In un tempo non ben definito due ragazzi, vittime inconsapevoli dei soprusi del padre despota e violento, dopo la morte di quest'ultimo, trovato impiccato nella camera da letto, si ritrovano per la prima volta ad affrontare il mondo reale che li aspetta all'esterno del loro rudere solitario, che tra le sue mura cela un segreto atroce.

Cresciuti con un padre violento, il quale non faceva altro che bere, riempirli di botte e piangere in cantina; le loro uniche compagnie erano una piccola ranocchia (usata come giocattolo) e la grande biblioteca del castello, la quale conteneva le opere di Spinoza, Saint Simon e i romanzi cavallereschi.

Ed è con la morte del padre che parte la narrazione della storia, raccontata in prima persona dal fratello maggiore, il quale svolgendo il ruolo di segretario (o meglio segretariano come dice lui) mette per iscritto la storia della sua famiglia, tra passato e presente, portando così alla luce la vicenda di una famiglia logorata e marcia dall'interno.

Ed è proprio quando quest'ultimo si reca al villaggio per cercare una cassa da morto per potervi seppellire il padre, che le prime credenze si sgretolano sotto i nostri occhi...mostrandoci una realtà completamente diversa da quella che il narratore ci racconta.
Si tratta, infatti, di una realtà distorta e molto cruda agli occhi esterni.

Il bello di questo romanzo è il fatto che lo si legge convinti delle proprie idee per poi, pagina dopo pagina, vedersi sgretolare sotto gli occhi le certezze iniziali, dando vita ad una storia opposta a quella che si era pensata...una storia fatta di reclusione, privazioni, soprusi, colpe da espiare, verità celate e macabri segreti.

Oltre alla maestrale struttura e trama della vicenda, quello che rende unico il romanzo è lo stile scelto dall'autore.
Infatti ci troviamo davanti ad uno stile singolare (poco consono nei romanzi), il quale alterna un linguaggio sgangherato e scurrile, con un linguaggio aulico e poetico.

Questa scelta di stile non è presa a caso, anzi la fa propria del protagonista, il quale avendo imparato a leggere e scrivere sui volumi della biblioteca di famiglia, mostra di non avere una padronanza di linguaggio corretta, che al lettore risulta stonata.

Però è proprio questo il punto forte del romanzo: la presenza di un linguaggio stonante e "petroso" che ci fa addentrare nel pieno di una vicenda macabra e surreale dal finale ancora più agghiacciante.

E la cosa più strabiliante è che nel corso della lettura ci poniamo delle domande, alle quali non vogliamo altro che trovare risposta...

Cos'è il Giusto Castigo che si trova in cantina?

Chi è la bambina che amava troppo i fiammiferi?

Qual'è il gioco pericoloso che si è trasformato in tragedia?

Ma soprattutto...

Qual'è l'orrendo segreto che nasconde il rudere?

Queste domande troveranno una risposta solo nel corso della lettura di questa favola gotica, dai risvolti agghiaccianti e quasi al limite della decenza.

Si tratta di un romanzo intenso e difficile da dimenticare in tutta la sua totalità.
Ma allo stesso per la storia narrata al suo interno e per il linguaggio usato, non è una lettura da tutti; però la consiglio vivamente a chi non ha paura di affrontare uno stile ostico e una storia che farà accapponare la pelle, tenendovi incollati alle pagine fino alla fine.

In conclusione vorrei ringraziare la persona senza la quale non avrei mai letto e amato questo romanzo.
Si tratta di un regalo del tutto inaspettato, con tanto di dedica, fattomi da una persona che poco a poco è riuscita a scalfire il mio cuore e ad occuparne un posto sempre maggiore; il quale sin da subito ha capito che per stupirmi e rendermi felice non serve qualcosa di ostentato, ma semplicemente un piccolo gesto fatto per farmi sorridere e sentire amata, come in questo caso...un libro che desideravo, con all'interno una frase di un autore che adoro.

Eppure era un detto di mio padre che i piccoli san tommaso finiscono col dar fuoco ai vestiti di qualcuno a forza di non credere che giocare con i fiammiferi è pericoloso.

Siamo arrivati alla fine...se volete approcciarvi ad una lettura diversa dal solito, questo romanzo fa al caso vostro...

Vi aspetto alla prossima recensione!

Rachele🔥